Articoli

Evangelizzazione e Catechesi

Con l'avvento in parrocchia di Mons. Ragni ricevette grande impulso l'Azione Cattolica che, attraverso vari Gruppi maschili e femminili, costituì l'elemento trainante dell'opera di evangelizzazione e di catechesi condotta dal parroco.

Nel 1923, nel giorno della processione del Corpus Domini, Mons. Vescovo invitò il gruppo delle giovani presenti a costituire un'associazione femminile di Azione Cattolica: l'invito fu accolto, e nacque il Gruppo. Luigia Delponte divenne la delegata delle beniamine e aspiranti.

Racconta lei stessa che andava di casa in casa a cercare le bambine, le accompagnava in chiesa e dopo la funzione o l'incontro le riportava alle loro abitazioni. Mantenne la carica fino alle nozze nel 1929.  Le succedette Amalia Cassulo fino al 1931, quando anch'ella si sposò e passò alle Donne di Azione Cattolica.

Frequentavano il Gruppo in quegli anni, anche con incarichi di dirigenza, le sorelle Piera e Mariuccia Delponte, le sorelle Rosita e Maria Ceva, Maddalena Lombardi, Domenica Barbesino, Angela Alessio, Lina Arnoldi, solerte propagandista di Azione Cattolica, Germana Rangone.

Le iscritte si ritrovavano per una riunione mensile alla seconda domenica del mese, organizzavano una volta l'anno il ritiro spirituale alla Madonna del Pozzo, che raggiungevano con la sbuffante e capricciosa ...caffettiera! Erano una ventina.

Stava intanto raccogliendo simpatia e adesioni anche il Gruppo Donne Cattoliche, che vide in quegli anni fra le più solerti dirigenti la signora Cassulo, madre di Amalia, la signora Ceva, la signora Cortona, la signora Calza, la prof. Clara Fratino. Le donne avevano la loro riunione nella prima domenica del mese. Leggiamo sulla "Libertà" che in data 8 novembre 1931 il Gruppo organizzò una "Giornata della Madre". Il salone parrocchiale era affollato di iscritte e non iscritte.

Partecipò Mons. Vescovo e la conferenza, per l'alto numero delle madri, si tenne in chiesa. Fu dibattuto il problema dell' educazione religiosa dei figli. La giornata diede subito consolanti frutti: infatti, alla domenica successiva, alle ore 9.30 fu assai maggiore del solito l'affluenza dei bambini alla celebrazione eucaristica.

L'anno successivo (1932) la "Giornata della Madre" fu ripetuta in coincidenza con la Pasqua dei poveri: un bel pandolce, ad opera della panetteria Buscaglia, fu distribuito a tutti i poveri. Un'altra "Giornata della Madre" fu celebrata il 20 novembre dello stesso anno, con la partecipazione dei bambini e delle mamme alla S. Messa delle ore 8 dinanzi all'altare della Beata Vergine della Provvidenza. Alle ore 15 ci fu un Congressino dei Fanciulli ai quali Mons. Civera, presidente della

Giunta Diocesana, portò il saluto del Vescovo. In quell'occasione furono elogiati Ghibaudi Giuseppe e Abre Bruno, che avevano meritato un viaggio premio a Roma come vincitori diocesani del Concorso Nazionale di Catechismo nell'anno sociale 1931-32.

Il parroco e Mons. Civera rinnovarono la raccomandazione alle madri di non trascurare la formazione religiosa dei loro figli. A tutte le madri presenti fu consegnata un'artistica immagine ricordo.

Nel 1933 si celebrò per la prima volta anche una "Giornata dei fanciulli", e ben presto per i più piccoli ebbero inizio brevi ritiri spirituali che gradualmente presero frequenza mensile. Li dirigeva con

zelo e capacità la signora Calza.

La sera della vigilia del Natale 1933, in omaggio al prevosto Don Villa, si volle riprendere una pia consuetudine che incontrò subito adesione e simpatia.

I bimbi portarono alla Grotta della Madonna di Lourdes non le statuine per il presepio, come al tempo del precedente parroco, ma indumenti e cibarie per i poveri. I piccoli donatori sarebbero poi andati personalmente a distribuire le offerte.

L'assistenza ai fanciulli veniva fatta con grande zelo dalla signora Luisa Villa, governante del parroco. Ma ben presto si distinse per dedizione e impegno totali la signorina Baralis, che collaborò non solo con Mons. Ragni ma anche con i suoi successori, brillando nella comunità come anima bella, semplice, generosa.

L'8 novembre 1931 un cospicuo numero di uomini cattolici si era radunato in sacrestia e, alla presenza di Mons. Ragni aveva deciso la formazione dell'Unione Uomini Cattolici.

Nell'anno successivo, in occasione della festa di Cristo Re al 30 ottobre, fu inaugurato il bel tricolore dell'Associazione, con la partecipazione di tutte le altre Associazioni Parrocchiali.

Padrino e Madrina, i signori Vaccarino. Quel giorno si festeggiò anche il decennale della presenza in parrocchia di Mons. Ragni: due piccolissimi, durante la celebrazione eucaristica, presentarono al parroco una pergamena di squisita fattura e un grande mazzo di fiori bianchi. Dopo la funzione ci fu un lieto simposio degli uomini nel salone parrocchiale. Fecero un discorso Domenico Arnoldi e

Luigi Stanchi, presidente federale degli Uomini Cattolici.

Alla sera, un festoso trattenimento che rimase memorabile: recita di "Il piccolo parigino" con Domenico Arnoldi, Gianni Calza, Eugenio Bavassano.

Da parte sua, il circolo "San Luigi" cresceva in numero di iscritti e in ardore di iniziative. Divenne in quegli anni in città uno dei principali centri aggregatori della gioventù cristiana.

Del decennio 1930-40 ci parla direttamente Bruno Abre, già citato

come elemento di spicco nel Gruppo Fanciulli ed entrato come aspirante nel San Luigi nel 1931.

Egli ricorda come il Gruppo, con i dirigenti Bavassano, i fratelli Fasolo, Gianni Vaccarino e la preziosa collaborazione della prof. Clara Fratino in qualità di maestra del catechismo, si fosse sviluppato in più direzioni, dal settore formativo a quello ricreativo, da quello culturale a quello sportivo, nei limiti consentiti dal Partito Nazionale Fascista che monopolizzava le attività giovanili non strettamente religiose.

Erano compagni di Abre, fra tanti altri, Giuseppe Ghibaudi (già citato), Ippolito Liprandi, Teresio Negrone, Gino Bertetto, Millo Pollarolo, Luigi Formigli, i fratelli Picotti, Ugo Accornero, Edmondo Ghidella, Tarchetti e Reale (scomparsi vittime della guerra), Antonio Romano; ed ancora i fratelli Luigi ed Ermanno Tasso, Piero Gandini, Aurelio Monichino, i fratelli Gerbi.

 

Fondamentali per il Gruppo erano la partecipazione alle funzioni religiose e le attività collegate alla diffusione del Vittorioso e delle stampa cattolica con mostre, propaganda, lotterie, feste e incontri. Il Gruppo aveva messo insieme una squadretta di giovani calciatori, sempre in lizza con "quelli" dei Frati, del Duomo, del Carmine, del Fede-Azione. Si organizzavano tornei di calcio da tavola,

ping- pong e pallavolo, le castagnate nel cortile della parrocchia, le gite in bicicletta del Gruppo

cicloturistico guidato da Eugenio Bavassano.

Così conclude'Bruno Abre la serie dei ricordi: "Anni fortunati e felici, non solo perché si era giovani, ma soprattutto perché si sono fatti incontri di grande valore, si sono apprese le fondamentali regole della vita cristiana e sociale, ci si è dedicati con grande convinzione e generosità a mille iniziative tutte belle e buone, perché di esse si porta dentro il più piacevole e consolante ricordo.".

Ormai i gruppi parrocchiali di Azione Cattolica, bene organizzati e molto attivi, si muovevano con sicurezza; nel 1934, tutti insieme, fecero un altro passo avanti molto importante: istituirono il Consiglio Parrocchiale di Azione Cattolica, composto dai presidenti di Azione Cattolica e dai presidenti delle Conferenze vincenziane.

Ogni anno a novembre divenne abituale l'inizio della Scuola di Religione per tutti i Gruppi. Nel 1935 fu possibile organizzare un corso di preparazione alla Pasqua per soli uomini: ebbe successo e fu ripetuto negli anni successivi. Nel 1935 i dirigenti di Azione Cattolica erano i seguenti:

Domenico Arnoldi -presidente Uomini Cattolici -presidente del Consiglio Parrocchiale

Fratino Clara -presidente Donne Cattoliche

Delponte Piera -presidente Giovani Cattoliche

Bavassano Eugenio -presidente Giovani Cattolici

La parrocchia visse un momento forte di vita comunitaria il 18 ottobre 1936, quando al Congresso Parrocchiale partecipò Mons. Soldani, arcivescovo di Lepanto, e nel corso dell'incontro vennero presentate ben 16 relazioni delle corrispondenti Associazioni parrocchiali.

 

Nel 1938, il 30 ottobre, la comunità si ritrovò festosamente intorno a Mons. Ragni per celebrare con il parroco il suo 40 anno di ordinazione sacerdotale. Fu una delle ultime occasioni di festa prima della guerra: già si addensavano sull'Europa nubi minacciose, e la guerra scoppiò infatti l'anno successivo, coinvolgendo anche l'Italia dal 1O giugno 1940.

Intanto nei Gruppi erano cresciute valide forze nuove che si erano preparate alla dirigenza:

Abre, Romano, Ghidella nell'Associazione San Luigi, Giuseppina e Mariuccia Penna nella Gioventù femminile.

Abre era già presidente quando partì per la guerra. A casa erano rimasti i giovanissimi Ermanno Tasso e Piero Gandini. Sui vari fronti di battaglia furono dirottate le forze migliori della comunità, e le Associazioni di conseguenza segnarono il passo, almeno quelle maschili.

A quella femminile fa riferimento Anna Maria Quaranta quando rievoca i duri inverni di guerra durante i quali era così freddo il "baraccone" dell'oratorio. Eppure, ogni domenica, dopo la Messa, un

richiamo irresistibile attirava il gruppetto delle aspiranti intorno alla stufetta a segatura, accesa in fretta con qualche striscia di giornale, e presto spenta. I cappotti, già lisi, si strinavano, nella ricerca di una parvenza di calore, con gran disperazione delle mamme, ma il cuore si scaldava alle parole e all'esempio della “Signorina Penna”.

All'oratorio le giovani hanno imparato a pregare, a meditare, a tradurre gli insegnamenti nel loro piccolo quotidiano, là sono stati gettati i semi di una spiritualità che ha poi dato i suoi frutti: tre di esse infatti, Nandina, Eugenia e Carla, hanno scelto il convento, e per le altre sono state sicuramente messe le radici alla fedeltà di una vita.

"Ricordo, dopo il freddo invernale, una gita estiva a Castellazzo. Con le nostre bici arrancavamo sulla strada assolata e polverosa, e la sete si faceva sentire. "Resistiamo, rinunciamo a bere! Facciamo un fioretto per chi ha più sete di noi!" incitava la Mariuccia. E così abbiamo fatto, a gara.

Una lezione semplice semplice di quella scuola del sacrificio, della rinuncia per amore, che oggi a qualcuno può sembrare superata, ma che pur sempre benedico."

Lo sfollamento dalla città verso luoghi più sicuri, i bombardamenti che danneggiarono gravemente molte case della parrocchia svuotandole per anni dei loro abitanti, la lunga lontananza o la caduta in guerra di numerosi parrocchiani, furono elementi disgregatori di una comunità che si trovò dispersa e duramente colpita alla fine del conflitto.

La situazione si aggravò per il decadimento fisico di Mons. Ragni, che fu a lungo sofferente di cuore, e per la scissione del Gruppo giovanile San Luigi.

Per dissensi con il parroco Bruno Abre si spostò a San Rocco, e in massa i giovani lo seguirono:

rimasero in S. Alessandro solo Piero Gandini ed Ermanno Tasso che legati, sì, al Circolo e ad Abre, ma soprattutto al parroco e alla parrocchia, non se la sentirono di abbandonare l'uno e l'altro e praticamente si assunsero il compito di rifondare l'Associazione giovanile.

 

Momenti di aggregazione piacevoli per gli appartenenti alle Associazioni, ma soprattutto utili per richiamare i "lontani" e coinvolgerli nella vita di comunità furono le gite e gli spettacoli filodrammatici. Quella del teatro era una tradizione che affondava le sue radici nei primi anni del secolo e aveva sottolineato, accompagnandoli, gli avvenimenti più significativi e lieti della comunità dai tempi di Don Villa. Per mancanza di un adeguato locale gli spettacoli si facevano in fondo al corridoio che immette nella canonica. Al sabato, si costruiva in fretta il palco mobile con cavalletti, si facevano i sipari con le tende, si calavano dal piano di sopra i mobili del parroco per arredare la scena.

Nel 1932 fu messo in scena il già citato "Piccolo Parigino"; nel maggio 1934, sul palcoscenico rimesso a nuovo e ampliato, si rappresentò il dramma "Quo Vadis?"; nel novembre 1935 ebbero successo "Le facezie di S. Martino"; nel 1936 la filodrammatica femminile rappresentò la commedia "Giliola” e il dramma "Le due madri"; le aspiranti recitarono una fiabetta in tre atti, "Ciuffettino". Nel decennio '40-'50 il gruppo, formato da Ida Scazzola, Mariuccia Lunati, Luciana Penna, lucci Pollarolo e Celada portò sulle scene con grande successo: "La nemica" e "Scampolo" di D. Niccodemi, "Mademoiselle Sans-Gène" e "La famiglia in commedia" di A.P .Berton, "Il demonietto della fazenda" di M. Toller.

 

Dopo la guerra, con Arnoldi, Stanchi, Ghidella e Tosi, la filodrammatica di S. Alessandro uscì dalla parrocchia e andò al Veglio, al Sanatorio Borsalino e nei paesi. Sul camioncino di Arnoldi si caricavano sedie, sipari e tutto l'occorrente per la manifestazione. Dopo la recita, divenne consuetudine andare a cena tutti insieme, ospiti di una famiglia del posto.

 

Le gite parrocchiali di quegli anni suscitano ancor oggi in chi le ha vissute ricordi gioiosi e tanta nostalgia. Nel 1932, il 31 luglio, fu organizzato un pellegrinaggio ai Becchi in omaggio a Don Bosco: fu una bella giornata di svago sull' amena collina astigiana.

 

Il 16 luglio 1934 un nutrito gruppo di parrocchiani andò in autobus fino alla sommità dei Giovi; poi, dopo una bella passeggiata a piedi, arrivò al Santuario della Vittoria. Ci fu la celebrazione della Messa e tanta allegria: "E' un dovere",diceva Mons. Ragni, "ricreare lo spirito e la mente".

Il 26 luglio 1936 la meta fu il Santuario di Montallegro, con partenza in treno alle 5.20 del mattino.

Nel giugno 1939 si salì al monte Spineto, dove i parrocchiani di S. Alessandro tornarono più volte in autunno per le castagnate.

Ci furono puntate al Bambino di Praga di Arenzano, ad Acquasanta, al Santuario della Misericordia presso Savona, al Sacro Cuore di Gesù a Sanremo.

Nel 1941, le beniamine trascorsero una giornata a Valle S. Bartolomeo: dopo una breve sosta in chiesa, via per i campi a spigolare per il Seminario e quindi a Villa Zerba per una gustosa merenda.

 

Dopo l'interruzione forzata dovuta alla guerra, le gite ripresero. E si andò anzitutto in Liguria, alla Madonna della Guardia, per ringraziarla dello scampato pericolo e della pace finalmente raggiunta. In equilibrio instabile sulle panchette, sistemati nel camioncino di Arnoldi, i pellegrini percorsero pregando e traballando i tornanti del monte fino ai piedi della Madonna. Numerose altre gite furono fatte con lo stesso mezzo di trasporto, e ogni volta in grande allegria, a dispetto della scomodità.

Chiudiamo con un cenno al bollettino parrocchiale voluto da Mons. Ragni come strumento di collegamento del centro parrocchiale con tutte le famiglie.

Era direttore Domenico Arnoldi. Alla domenica, in fondo al corridoio, si faceva la questua per provvedere alle spese; i giovani correggevano le bozze, i ragazzi al venerdì piegavano i fogli e quindi si faceva la spedizione a tutte le famiglie della comunità.

Piero Gandini ricorda i guai che ebbe il parroco per un'ironica espressione di felicitazioni rivolta sul bollettino al direttore Domenico Arnoldi, che era stato insignito di un'onorificenza fascista: Mons. Ragni fu chiamato in Questura con il direttore, e la pubblicazione del periodico parrocchiale fu sospesa per qualche tempo.

Torna a: Mons. Giuseppe Ragni